Sto solo dormendo. Lennon e filosofia

Autore: Stefano Scrima

 

Giudizio: ****

 

Ancora una volta, con mirabile sagacia, Scrima ci avvolge in quello stato attitudinale che molti pensano come ad un vizio insanabile e che invece, qui, viene trattata come una magica virtù: la pigrizia. Certo non una pigrizia qualsiasi, ma la pigrizia di quel genio che è stato John Lennon, colui che, pur di dormire, ha sognato canzoni che poi ha trascritto, suonato, cantato.

 

Un ragazzo baciato dal talento e che ha saputo districarsi nelle mille contraddizioni alle quali le sue scelte di vita lo hanno esposto. Piuttosto che lavorare, e di conseguenza invecchiare ed "abbruttirsi" come ha visto succedere ai suoi compagni di scuola che hanno abbandonato gli studi per andare al lavoro, meglio assecondare l'indole di artista in nuce e suonare. Anche se la zia gli ricorda che la chitarra non lo farà mangiare. Sentirsi un genio, come si dimostrerà successivamente, ma non essere riconosciuto come tale potrebbe far saltare i nervi se non fosse che la pigrizia lo mantiene al riparo da questo rischio. Innamorarsi del rock'n'roll che arriva dagli Usa ed essere uno dei fantastici 4 che invaderanno la terra americana con le loro canzoni diventando idoli adolescenziali immersi in tutto e per tutto nel sistema, sarà successivamente oggetto di forte contestazione da parte di Lennon: grato della ricchezza, ma contrario al sistema.

Lennon si contraddistingue per l'ironia beffarda che sta in alcuni sui comportamenti. Arrivare in ritardo alle celebrazioni per la sua nomina a baronetto perché dormiva e non ha risposto ad un telefono al quale non risponde mai. Oppure nella frase pronunciata dal palco ad un concerto nella quale si riferisce al pubblico dicendo che gli spettatori dei posti popolari potranno esprimere il loro apprezzamento battendo le mani, mentre coloro che occupano i posti più costosi potranno far tintinnare i gioielli. Oppure nell'appurare che i Beatles sono diventati più famosi di Gesù e maturare al contempo quel senso di colpa per questa fama e successo economico giustificata dal pensiero comune che è meglio essere ricchi che poveri. Oppure abbracciare il pacifismo come unica rivoluzione possibile, ritrattare parzialmente constatando che una rivoluzione pacifica non può essere e dichiarare che lui è diventato pacifista perché di indole violenta.

Il ragazzino "pulito", ben vestito e con i capelli corti che diventa uomo maturo con occhialini, capelli lunghi ed abusi che non sa essere padre del figlio avuto dalla prima moglie e che invece spende anni per essere il padre amorevole del figlio avuto dalla seconda moglie. In questo percorso ondivago Lennon mantiene una costante: dormire, sognare e mettere a frutto la propria pigrizia perché questo è sempre meglio che lavorare.

 

In quinta elementare (1980) io non sapevo chi erano i Beatles. Un bel giorno una mia compagna di classe, in quei momenti interminabili di pausa didattica che a quell'età paiono durare ore e che probabilmente sono stati di pochi minuti, mi introdusse al suo personale mito dei fantastici 4. Eravamo a scuola, non poteva farmeli ascoltare, ma mi disse che lei li adorava ed in particolare ne amava uno che, era certa, un giorno sarebbe giunto da lei con il suo cavallo bianco e l'avrebbe rapita e condotta nel suo castello. "Ok Chiara, buon per te" credo sia stato il mio pensiero tra l'annoiato ed il curioso in attesa che la maestra ci assegnasse un nuovo lavoro. Oggi ho dimenticato se Chiara si riferisse a John Lennon o a Paul McCartney (escludo a prescindere i due "minori" dei fantastici 4), ma alla luce di questa lettura, posso ipotizzare che si riferisse al secondo perché un'impresa così faticosa per Lennon non sarebbe stata pensabile. Tuttavia è pur vero che questo era il sogno di una bambina e, nel regno dei sogni, il Principe Azzurro non può che essere Lennon. Quindi io non ho la risposta certa. Spero per Chiara che il suo amore fosse McCartney perché pochi mesi dopo Lennon venne ucciso da un suo fan. Le contraddizioni lo hanno inseguito pigramente per tutta la vita.