Autore: Alessandro Barbero
Giudizio: ***
L'11 settembre 2001 è, per la nostra epoca, una data caposaldo. Tutti, anche quelli che non c'erano, sanno cosa è successo, immaginano il perché è successo, ma non sanno esattamente il come è successo, al di là delle immagini che tutti abbiano visto. In questo libro si tratteggia un ipotetico come, ma non dal punto di vista di chi assalta, bensì dal punto di vista di chi viene assalito. Ma chi viene assalito come può raccontare il come se è stato completamente sorpreso dall'evento preparato nel segreto assoluto il cui risultato è stato garantito dalla meticolosità dell'operazione?
Una vicenda che ha saputo rilanciarsi in ogni casa, stupefatta ed atterrita, senza che una spiegazione potesse prendere il sopravvento ed allo stesso tempo con tante spiegazioni che avvolgono la storia in una nebbia impenetrabile. Semplificando potremmo chiamare questa propagazione di notizie il complottismo dell'accusa che avanza diverse ipotesi alternative contro la difesa: spiegano l'inspiegabile (come potevano non sapere una cosa così grande?), suggestionano la platea che non è in grado di introiettare e metabolizzare le informazioni raccolte, non riuscendo, o non volendo riuscire ad andare oltre.
A surroga di queste mancanze subentra il racconto di Barbero. L'autore allestisce una scena dietro le quinte nella quale il protagonista sente quello che accadrà, preconizza l'attacco che subirà il paese, ma non sa come cristallizzarlo, codificarlo e scongiurarlo. È un agente della CIA che ha operato in Afghanistan ed organizza una squadra informale ai limiti del surreale. Un ex agente sovietico esperto in armi chimiche che ha calcato anch'esso le scene afghane. Un docente universitario esperto in cultura popolare con particolare riferimento alla sottile arte dell'interpretazione di graffiti e scritte di bagni, stazioni, metropolitane, treni. Il direttore del McDonald delle torri gemelle. La stella geniale, l'ex campione del mondo di scacchi, Bobby Fisher che odia gli Stati Uniti e viene costretto a salvarli. L'agente della CIA orchestra la sua banda imbattendosi per accuratezza, intuizione, pigrizia, opportunismo dei componenti in ipotesi false, verosimili e vere. Lui però ha capito tutto, gli manca solo il quando, ma sa che è imminente.
Il finale tutti noi lo conosciamo, la verità non tutta, esattamente come l'agente della CIA che vede la fine che sospettava senza poterla fermare.
Dietro ogni verità c'è una bugia più "vera" che scalza la verità. Che la torre sia fatta di pietre o mattoni poco importa purché pietre e mattoni siano funzionali alla costruzione della torre, o alla sua distruzione.