Autore: Don DeLillo
Giudizio: ****
Il rumore bianco si sente solo quando il suo suono diventa talmente profondo che fa scomparire qualsiasi altro rumore. Ed è importante che il rumore sia profondo e non acuto perché in quel momento è possibile pensarsi profondamente soli: l'individuo di fronte al suo rumore inudibile agli altri che sono presi dal proprio rumore bianco.
Essere un docente universitario di studi hitleriani, riconosciuto tra i massimi esperti internazionali sull'argomento, pone qualche imbarazzo quando il protagonista deve organizzare un seminario e realizza che non conosce una sola parola di tedesco.
Avere avuto diverse mogli, ma comprendere che la moglie attuale è la più amata per indole, complicità, sincerità lo rende un uomo grato.
Confrontarsi con un figlio adolescente che riduce ogni sentimento umano ad una funzionalità biochimica, indipendente dalla propria umanità, rende intellettualmente interessante capire perché l'amico del figlio voglia farsi chiudere in un box con serpenti velenosi per entrare nel guinness dei primati.
Assecondare le intuizioni della figliastra, che osserva con attenzione clinica la madre, e farle diventare le proprie preoccupazioni prima che ossessioni.
Condividere con la moglie la paura della morte, quella situazione per cui ognuno dei due spera di non sopravvivere all'altro, appare una cosa talmente naturale da diventare ossessiva.
Scoprire il proprio corpo eletto come il primo che morirà a causa di una nube tossica, è un segreto ben custodito che sfugge solo quando anche il segreto della moglie viene scoperto. "Oggi come stai? Io bene, e tu?" diventa il dialogo che lenisce le preoccupazioni.
Pensarsi davanti alla morte, o ad un suo emissario, trovare conforto afferrando la propria edizione del Mein kampf per affrontare il fatale passo finale, e scoprire che di fronte al protagonista c'è solo il suocero, impenitente donnaiolo ed ora male in arnese, rende comica la tragedia personale.
Trovarsi con l'amico e collega a discorrere di cosa c'è oltre la vita, qualunque sia l'opzione incredibile che si sceglie per avvicinarsi alla fine.
Il rumore bianco è dietro ogni cosa. Dietro ai ragazzi accompagnati dai genitori in imponenti station wagon al rientro all'università dopo la pausa estiva. Dietro ad in bambino che senza una causa specifica inizia un pianto interminabile. Dietro una collega goffa dell'università che dà la dritta non richiesta, ma necessaria, perché è una persona in gamba. Dietro a spettacolari tramonti che, dopo la nube tossica, sono visibili dal cavalcavia ed attraggono spettatori rapiti dalla loro bellezza. Dietro la chimica che guida le nostre azioni e reazioni, consolatoria e mortifera. Dietro le esercitazioni di evacuazione dove alcune persone si cimentano nell'essere morte perché è solo preparandosi con attenzione che, al bisogno, saranno pronte. Dietro alla lettura di tabloid per vecchi non vedenti per trovare una via di fuga senza uscita. Dietro una suora tedesca che si dichiara credente solo per consentire l'esistenza dei non credenti. Dietro ad un bambino che con il suo triciclo attraversa una strada trafficata.
Se il rumore bianco è dietro a tutto ciò, davanti al rumore bianco siamo tutti soli, ognuno con il proprio rumore con il quale convivere.