Diario di un'estate marziana

Autore: Tommaso Pincio

 

Giudizio: ****

 

Le stagioni nascono per finire, ma l'estate più delle altre perché sonnecchia placida e splendente nella malinconica solitudine verso la sua fine. Un passaggio dal vissuto al ricordato di ciò che l'estate lascia al termine del suo essere stagione di fuga e di ritorno: tutto finisce e poi ricomincia.

 

Questo diario non voleva essere un diario, così scrive l'autore, come a voler sottolineare quello che è [stato] senza volerlo essere. Una "passeggiata" estiva a visitare luoghi romani nei quali Flaiano [non] è stato Flaiano. A partire da frasi apodittiche a lui attribuite, ma da lui mai pronunciate. Per proseguire con l'amore e l'odio per la città adottiva raggiunta in treno da ragazzino insieme a un gruppo di fascisti. Un lavorare nascondendo il suo scrivere dietro un solo romanzo portato a termine e che gli valse un premio Strega. Una capacità di partecipare con tanto più profitto alla stesura di sceneggiature quanto meno è lui a scrivere. Essere presente senza apparire. Nella città che è di per sé set cinematografico, quello che accade è prima cinema e poi vita. La vita è un di più, indolente e sfacciata quando viene chiesto di guadagnarsela facendo ciò che si sa fare all'insaputa di ciò che si credeva di saper fare. Un perenne me lo merito perché non me lo merito e viceversa. Una vita, ed una città, dove è la ricostruzione di un luogo in un set cinematografico ad essere più vero del luogo vero.

 

Appare in continuità la scelta dell'autore di seguire i premi Strega in TV e non dal vivo, pur essendo parte di quel sistema, perché più "veri". Come appare impareggiabile il ricordo dell'autore che, mentre per strada legge un libro, affronta un gruppo di bulli che rifiutano la lettura come un elemento di una vita "giusta". Il perseverare nel leggere da parte dell'autore colloca i bulli nella maestosa condizione di avere diritto di "vita o morte" su quella povera e devastata anima intenta nella leggere un libro. Dal loro piedistallo decidono di graziarlo. L'indolente Roma può districarsi attraverso meccanismi come questi da una malinconica decadenza.

 

Questo diario non è un diario perché non segue una cronologia, alcuni passi sono al presente, mentre altri sono immaginati prima che passati. È un telegramma che racchiude l'essenziale, un messaggio capace di spiegare Roma, Flaiano ed anche Pincio ad un marziano.