Autore: J.R. Moehringer
Giudizio: ***
Il bar come luogo di iniziazione ed emancipazione, ma non un bar qualsiasi: il migliore bar di un piccolo paese di persone che frequentano i bar. In principio chiamato Dickens, un bar dove i barman hanno un vocabolario a disposizione per poter leggere immediatamente il significato delle parole a loro sconosciute. Un bar dove comportamenti leciti ed illeciti sono separati da un filo invisibile. Un bar nel quale le vite singole diventano collettive, con inevitabili alti e bassi.
La storia è la storia dell'autore cresciuto senza padre pur non essendo orfano. La madre, stanca per tanti motivi, capisce che a JR serve una figura paterna e lo affida qualche giorno al fratello, barman del Dickens, che lo porta al mare con altri amici che diventeranno tutti padri putativi di JR. Entra nella gruppo, ma non è un ragazzino, è il nipote del barman pelato, parola vietata in presenza dello zio, come tutte quelle che si riferiscono alla calvizie.
Il bar, con il passare degli anni, cambia nome e cambia significato per JR. Da luogo in cui stanno le persone che ammira, a cui vuole bene e che vede come modelli di vita, ad approdo in cui correre appena può per metabolizzare delusioni e frustrazioni. L'alcool e gli amici sono sempre lì che lo aspettano, un porto sicuro dove la comprensione e la solidarietà non gli verrà mai negata, per problemi familiari, di studio, d'amore, di lavoro. Il bar diventa il rifugio dove le paure e le insicurezze vengono affrontate con un gruppo che non lascia solo nessuno. Il luogo migliore per emanciparsi dalla famiglia ingombrante, la fidanzata fuggita, il padre assente, la madre lontana.
Viene mostrato che il futuro non è nelle nostre mani, ma, se peschiamo le carte giuste, tutto può assumere un significato ben diverso da ciò che potrebbe apparire ad un estraneo che passa di lì per caso pur essendo nostro padre. Il gruppo si occupa di tutti, non lascia solo nessuno.