Autore: Louis-Ferdinand Céline
Giudizio: ****
"Mi sono beccato la guerra nella testa", letteralmente, un perenne rombo interno che non lascia dormire. Ce lo racconta il protagonista: la guerra è una cosa che non dovrebbe far dormire e, invece, essendo quello che è, crudele violenza disumana, gli uomini vogliono dimenticarla, la ignorano, perché non saprebbero spiegarla e non potrebbero dormire. Possono permettersi di dormire solo coloro che non l'hanno fatta e che ne parlano come se nulla fosse. Per questi la guerra è fatta da giovani uomini, inquadrati nei ranghi, che si dirigono verso un orizzonte di gloria, ma in realtà un orizzonte di morte.
Il protagonista si ritrova a terra. L'orecchio dal quale non sente più nulla, schiacciato. Un braccio disarticolato che è schizzato in alto fin quasi a staccarsi dal corpo, ma che è rimasto lì, attaccato, per ricordargli il dolore atroce ad ogni movimento. I suoi commilitoni, tutti morti, rivisti in uno dei non rari momenti di delirio. Un soldato inglese lo salva, principalmente da sé stesso, costringendolo con la forza dei pugni a non dirigersi verso le linee tedesche e portandolo al paese francese più vicino. È la guerra che costringe il ferito a parlare la lingua inglese, lingua che non aveva voluto parlare nemmeno quando era in Inghilterra.
Questo è solo l'inizio, l'azione di guerra, in senso letterale, è già finita, ma la guerra si manifesterà in tutta la sua crudeltà anche nelle nefandezze che accadono nelle retrovie. Un'infermiera sadica che molesta sessualmente i moribondi. Un medico che è sempre pronto a tagliare quelle carni già passate dal macello del fronte per imparare la chirurgia. Il commilitone, conosciuto in ospedale, apparentemente il più sveglio di tutti, che si scopre non essere così speciale. Un alto ufficiale che indaga gli eventi accaduti al fronte che hanno visto protagonista il ferito la cui unica colpa è di essere il solo sopravvissuto che può ancora parlare e che deve giustificare il suo essere ancora in vita. I civili che inorridiscono per la violenza dei tedeschi senza sapere che è la stessa violenza dei francesi. E poi i moribondi, quelli prossimi alla morte, ma ancora vivi, per i quali non c'è nulla da fare e che vengono lasciati nel lazzaretto al loro destino di caduti in guerra.
Il prezzo dei fiori in tempo di guerra è elevatissimo. Con tutti quei morti si può anche litigare per l'ultimo mazzo di fiori. È il costo della pace interiore per il ricordo di una persona che si è trovata a morire con altre migliaia di persone in guerra. Per cosa?, nessuno lo rammenta, nemmeno il protagonista.