Autore: Chuck Palahniuk
Giudizio: **
Tutto gravita intorno al dolore, fisico e psicologico. Ancora una volta c'è un gruppo di ascolto e di aiuto. È centrale perché istiga e redime, sollecita e perdona, guida e arresta. Ancora una
volta c'è un disagio personale che sfocia, implacabile, nell'abuso di cocktail alcolici e farmacologici per non voler ricordare e quindi per non voler sapere: la sofferenza è molto più reale
della realtà, la sofferenza non è finzione anche se ti viene somministrata come tale. La sofferenza può sovvertire le sorti del mondo e, certamente, può provocare altra sofferenza. Il killer è il
suono della sofferenza che produce disastri nel momento dell'ascolto collettivo.
Due storie parallele confluiscono, quasi per sfinimento, in un'unica storia. Un padre che perde la figlia ancora bambina ed insegue la sua personale crociata contro la pedofilia, una figlia che
perde il padre (e la madre) e prosegue nell'arte del rumorista di cui il padre era maestro. Dall'incrocio dei dolori di questi due personaggi nascerà qualcosa di speciale, il perpetuarsi di ciò
che non potrà mai essere diverso quando l'arte mercificata passa sulla vita delle persone per essere riconosciuta come tale. A compendio le due storie si inseriscono in un complotto esile,
minuscolo rispetto alla grandezza di ciò che è l'arte che ne scaturisce, ma fondamentale per rilanciare una star, per accettare come vere storie che non sono mai esistite, accertare la verità che
altrimenti non sarebbe stato possibile raccontare. È Hollywood che va salvata da sé stessa, è Hollywood che va preservata nella sua favolosa luccicanza dove tutto è bene ciò che finisce bene,
anche la sofferenza.