Autore: Antonio Manzini
Giudizio: **
L'amore è esclamativo e senza virgole per non lasciar prender fiato. Questo è il punto.
Sì, qui dentro c'è anche un incidente di lavoro, anch'esso esclamativo da lasciare senza fiato, ma con tanto di medaglia. Un secondo incidente di lavoro che, però, forse tale non è.
Quest'ultimo odora più di omicidio, o meglio puzza tanto, ma servono prove, servono indagini, rudi movimenti che restino sotto traccia, nella melma in cui ci si muove. Si arranca tra i
rigagnoli di un'umanità incomprensibile nella quale si insegue il sordido interesse personale come macchina pulsante che può condurre all'omicidio.
Nulla di nuovo sotto il sole, epperò ... si intravede l'amore, l'amore non sempre canonico. L'amore per il lavoro, spesso infame, ma necessario. L'amore per gli amici, più fratelli stronzi
che fratelli. L'amore contemporaneo per tre donne alle quali non sai rinunciare perché si completano, due sorelle ed una cugina, tutte maritate, un garbuglio che è impossibile anche solo
raccontare. L'amore per l'unica vera amata, quella che non c'è più, anche se c'è sempre. L'amore per il sentirsi vivo solo con il gioco d'azzardo. L'amore per il lavoro che è più una missione
pericolosa durante la quale hai tra le mani la vita altrui. L'amore per la vicina di casa con la quale non spiccichi nemmeno due parole e che, per farlo, ti devi preparare un discorso che
suona più un verbale di polizia che una dichiarazione d'amore. Forse, senza questo titolo un po' "buttato lì", un po' "sgraziato", non avrei colto questo amore perché, forse, non c'è tutto
questo amore, forse è un'invenzione del lettore, forse.