Autore: David Foster Wallace
Giudizio: *****
Per iniziare: un aneddoto.
Ho conosciuto lo scrittore David Foster Wallace per caso, attratto da un accattivante titolo che Einaudi ha scelto per pubblicare la raccolta di due saggi di DFW nei quali racconta il tennis
come esperienza trascendentale, religiosa e sociopolitica direttamente dagli US Open ed ammirando il gioco di Roger Federer. A tal proposito scrive: "Impossibile descrivere concretamente la
bellezza di un fuoriclasse" (DFW).
Come il miele per l'orsetto Winnie the Pooh, io sono rimasto invischiato dalla necessità di leggere altro di DFW, imbattendomi nello scherzo infinito che è IJ: 1281 pagine di cui 100 di note
dettagliatissime e scritte in un corpo minuscolo. Alla sola vista in libreria volevo arrendermi, ritirarmi, ma la libraia mi spinse al grande salto perché quel libro "è il capolavoro del più
grande e geniale scrittore americano della sua generazione". Mi ci sono voluti 6 anni per "organizzare" la scalata di questa montagna e 2 anni per "portarla a conclusione".
Per continuare: non c'è trama da tratteggiare, è un fluire e defluire di eventi, pensieri, parole, sensazioni, storie di volta in volta strane, oscene, criminali, amorevoli,
stranianti che possono anche indurre alla compassione, al compatimento da intendere come "patire insieme", farsi carico l'uno dell'altro. Tutto è dilatato, variegato, sorprendente, doloroso,
a volte involontariamente comico.
Ci troviamo in un futuro prossimo a Boston, che è parte dell'ONAN (Organization of North American Nations fusione di Canada, Usa e Messico), in un territorio chiamato anche la Grande
Concavità. Qui si trovano le due realtà coinvolte nelle evoluzioni delle vicende che si susseguono in modo mai lineare: la Ennet House, una casa di recupero per alcolisti e tossicodipendenti,
e l’ETA (Enfield Accademy Tennis), un’accademia per giovani tennisti forgiati per entrare nello tennis professionistico (che per tutti loro è identificato come lo show). Il legame tra queste
due strutture è il figlio mediano degli Incandenza, famiglia che gestisce l'Accademia tennistica, che ha iniziato ad usare droghe leggere. La dipendenza appare come elemento che in realtà
unisce tutto: la dipendenza da sostanze, da stili di vita, dallo spettacolo, dall'arte anche se di difficile comprensione.
James Incandenza è fondatore dell'Accademia tennistica essendo stato in gioventù un buon giocatore che i figli chiamano Lui in persona. È marito di Avril Incandenza, canadese, alta quasi due
metri, che i figli chiamano Mami e che con il fratello gestisce realmente l'Accademia. Poi ci sono i figli: Orin, promettente tennista, ma "rapito" dal professionismo del football americano
perché in grado di calciare sempre tra i pali le trasformazioni, Hal, il mediano, quello che sembra essere ancora più forte del maggiore, ma che vive insicurezze personali che lo conducono
alla droga "ricreativa", infine Mario, nato "fuori tempo massimo" e deforme. Sarà però quest'ultimo ad essere il più vicino dei tre alla seconda fase della vita del padre quando diventa un
regista cinematografico inarrivabile, anche se autore di un misterioso, ed introvabile, film che induce alla visione ripetuta dello stesso fino alla morte.
Presso la struttura per trattare le tossicodipendenze c'è Gately, ex promessa del football americano e con alle spalle una vicenda familiare tragica, che ne è il custode notturno. Lui per
primo è un ex tossicodipendente, ora "pulito", che con rude amorevolezza svolge il suo ruolo per "pulire" gli altri. Un gruppo di separatisti del Quebec però entrano in scena e tirano fuori
quello che è stato Gately nella vita "sporca" vissuta come criminale ed a questo richiamo ancestrale lui non riesce a sottrarsi.
Gli altri personaggi che compongono questo scherzo infinito sono tantissimi, ognuno necessario e funzionale a descrivere uno stato, una modalità, un approccio alla vita. La vita che è
dipendenza dall'intrattenimento, che sia la televisione via cavo, i film in cartuccia di Lui in persona, lo spettacolo sportivo, la droga, il sesso, la rivoluzione, l'arricchimento, la gara
per essere il tennista più forte, la ricerca dell'amore. È tutto intrattenimento e conseguente dipendenza. Lo spot sta ovunque perché è intrattenimento per natura. Quindi sta anche
nell'identificazione dell'anno legale che non saranno più conteggiati con numeri interi crescenti, ma che saranno riconosciuti e nominati con il nome dello sponsor di quell'anno.
Per finire: un pensiero
DFW ha scritto una cosa che va ben oltre la mia immaginazione. La libraia, per quanto posso dire io, aveva ragione da vendere.
Però devo avvertire che IJ non è una lettura agevole. Intanto il libro è mastodontico, letteralmente e di difficile lettura, letteralmente. Ci sono periodi lunghi, quasi infiniti e trame
intrecciate che scaturiscono da diversi narratori collocati in diversi momenti temporali. Il richiamo a note dettagliate che, a loro volta, contengono rimandi ad altre note inserite alla fine
del libro con descrizioni minuziose di sostanze stupefacenti, terapie mediche, riferimenti alla filmografia di Lui in persona, ecc. mi hanno costretto ad utilizzare due segnalibri.
Distrarsi sarebbe stata la fine. Perdere il filo sarebbe stata la fine. Diluire questa lettura in due anni con sospensioni e riprese è stata una necessità per sopravvivere in quelle vette che
ho calpestato anche senza avere, in quel momento, piena consapevolezza del territorio in cui mi stavo muovendo. Questo libro si può amare od odiare, ma non si può rimanere indifferenti perché
è vita che scorre lenta sotto ai tuoi piedi mentre sei piegato in posizioni improbabili, necessarie per tenere il libro aperto e garantendo la coerenza delle pagine in cui collochi i due
segnalibri.
È difficile perché credo non voglia essere solo intrattenimento.