Autore: Stefano Mannucci
Giudizio: ****
Un libro assai denso e colmo di "vite vissute" che vanno ben oltre il "sesso, droga e rock'n'roll" pur essendo questi tre elementi caratteristici abbondantemente presenti. Una carrellata epica:
ciò che è stata la storia in presenza del rock non è solo storia, ma è rock'n'roll. Con tutte le contraddizione di una cultura che nasce libertaria, spensierata, divertente, eccitante, ma che
viene somministrata attraverso "il sistema" economico e commerciale che rende quasi tutte le rock star ancora in vita delle sopravvissute a loro stesse, stritolate dal sistema che le ha rese il
mito che sono diventate. In alcuni casi spremute e gettate.
Del resto parliamo di Artisti con la A maiuscola che hanno "donato" piacere a miliardi di persone ed il cui ego è cresciuto a dismisura al crescere della loro fama e degli inevitabili privilegi
(disporre di un jet personale e non di una semplice utilitaria modifica inevitabilmente la percezione che hai della vita), con tutto ciò che questo comporta. I più forti o fortunati sopravvivono,
i più fragili periscono donando la loro vita al mito del rock. Molti di essi finiscono nel club dei 27. Altri no, ma solo per questioni meramente anagrafiche e comunque anche tutte queste vite
spezzate precocemente sono immolate sull'altare del rock, diventano la storia del rock, il mito di intere generazioni.
Elemento certamente interessante nel libro sta nel tentativo di interlacciare l'epopea del rock alla storia che si studierà sui banchi delle scuole. Ed in questo contesto gli attori del rock non
sono semplici orpelli di folklore, ma diventano oggetto e strumento di innegabili mutamenti della società, se non della storia in senso stretto. A partire dal cambiamento delle modalità con cui
l'umanità ha fruito i piaceri prodotti del rock.
Se il rock è morto, viva il rock.
Se il rock è vivo, viva il rock.