Una questione semplice, che semplice non era, pur nella sua elementare semplicità, lo avvolse e lo colmò di dubbi. Fu una atroce sorpresa, non gli era mai successo.
Aveva sempre rifiutato il dubbio in qualsiasi modalità, stile o forma. Esistono gli atomi anche se non li puoi vedere? Certo! Allo stesso tempo esistono gli unicorni anche se non li hai mai
visti? Certo che no! E degli extraterrestri cosa mi dici? È ragionevole pensare che possano esistere, ma non è ragionevole pensare che esistano con certezza e men che meno che siano in grado di
mostrarsi a noi.
Razionalizzava ogni cosa rendendola al bisogno ipotesi, tesi, sintesi purché funzionale a garantire la solidità di qualsiasi suo ragionamento o congettura. In questo era un campione, usciva
indenne da qualsiasi situazione rafforzando il suo bagaglio di certezze. Non esisteva contro esempio che lo potesse far dubitare.
Dove stava il "bene" per lui era chiarissimo, tanto quanto dove stava il "male". Lo dimostrava in modo talmente evidente che non si accorse di ciò che stava accadendo. Gli altri iniziarono a
riconoscergli questa straordinaria qualità. Lo fecero inizialmente in modo individuale succhiando personalmente le sue certezze adattandole ai loro bisogni. Questa cosa funzionava, tutti coloro
che se ne avvalsero ne trassero beneficio diretto, qualunque fosse l'oggetto della disputa.
Questa nomea si diffuse non troppo rapidamente, ma in modo capillare fino ad un momento in cui la questione iniziò a riguardare gruppi coesi ed omogenei e non più singoli individui. Le situazioni
che si presentarono a lui erano comunque riconducibili ad una entità unica, seppur composta da persone raggruppate. Le certezze continuarono ad esistere e consolidarsi come nel caso dei singoli
individui. Chi ne trasse beneficio erano diventati gruppi di persone, con estrema soddisfazione reciproca: poteva essere utile anche ad una molteplicità di persone.
Il dubbio, però, non tardò ad insinuarsi quando non interloquì più con singoli gruppi omogenei, ma fu tutta la collettività a chiedergli l'opinione. Non furono più quesiti su cosa è meglio fare
nella situazione data per un gruppo ristretto, ma divennero un impegno assai più complesso perché riguardava tutti. Gli dissero scegli quello che vuoi, ma sceglilo anche per noi.
Le questioni si fecero quindi confuse, meno lineari, controverse ed iniziò a maturare il dubbio di non essere in grado di dare risposte così ampie. Era solo l'inizio della fine. Insinuatosi in
lui il dubbio non riuscì a rispondere alla collettività, ma nemmeno ai gruppi omogenei e, addirittura, agli individui. Anche le questioni più semplici non gli apparvero più tali. Iniziò a
macerarsi con il dubbio che avere solo certezze fosse la cosa più pericolosa perché quando il dubbio sarebbe sopraggiunto, inesorabile ed irresistibile, qualsiasi certezza sarebbe stata
annullata. Iniziò quindi a dubitare dell'esistenza degli atomi, a supporre dell'esistenza degli unicorni fino a che gli extraterrestri non lo rapirono e non lo rilasciarono mai più. Nessuno seppe
del rapimento alieno, tutti lo pensarono fuggito per la vergogna.
Oggi i più anziani del paese si ritrovano in piazza e, spesso, rievocano quale fu la questione finale che lo turbò al punto da annullare tutte le sue certezze. La domanda posta da una vecchia
signora era tanto semplice che avrebbe saputo rispondere anche un bambino, ma non lui, non più dopo di allora: "Sei felice?"