Autore: Claudia Durastanti
Giudizio: ****
L'inizio è da leggenda: ognuno di noi ricorda le cose accadute come gli pare, meglio, le racconta come gli pare. E sono vere, per ogni narratore, soprattutto se trattano del salvataggio di una
vita umana, un accadimento per nulla ordinario. Ma di straordinario in questo libro c'è tanto altro.
Ci sono migrazioni inaspettate con assestamenti definitivi o temporanei nei nuovi luoghi. Ci sono rientri altrettanto inaspettati. Ci sono migrazioni per necessità di viaggiare (ed incontrare la
morte così vicina e così inattesa), di sfuggire ad uno schema precostituito e migrazioni per necessità di amore. Ci sono migrazioni per studiare e migrazioni per insegnare. Migrazioni per
imparare dalle tue amiche parrucchiere che non sono proprio amiche, ma che ti restituiscono l'amicizia da straniere, come te. In tutto ciò c'è lo stato di essere straniera al luogo in cui si
stanzia, per periodi più o meno lunghi, ed alle persone che incontri. Ma non solo. Si può essere straniera alla famiglia stessa, a partire dai genitori per nulla ordinari e per certo controversi.
Cercare un padre che ti insegni quello che non ti ha insegnato (potuto o voluto?, chissà) il padre biologico. E trovarlo colmo di affetto, ma non adeguato fino in fondo. Che forse poi è l'essenza
di essere padre.
Un fratello più "responsabile" del padre e della madre e tu tanto avventata da non leggere per intero "I ragazzi della via Pal" una lacuna per te che leggi tantissimo e che ti vergogni di
ammettere per non rompere una complicità con chi te lo ha prestato.
Una straniera meno consapevole dello straniero di Camus, ma al tempo stesso più presente a quello che deve, o dovrebbe, o potrebbe fare. Prendersi cura della madre in modo non classicamente
filiare. Amare percependo che sarà per sempre e non capire come è stato possibile che quel "per sempre" si sia dissolto nei tranelli della vita.
Un viaggio giovane, ma già tanto ricco che inizia in un fortuito incontro romano quando il possibile è stato, per sempre.