Autore: Arthur Schopenhauer
Giudizio: *****
È un libretto del mai troppo celebrato Arthur Schopenhauer. Descrive 38 stratagemmi per ottenere la ragione. Lo lessi quasi 30 anni fa senza comprenderne pienamente la portata che aveva nel mondo
che vivevo allora e che non è cambiato, se non in peggio.
Secondo il filosofo la dialettica è "la dottrina del modo di procedere della naturale prepotenza umana". Non so quanto questa conclusione possa dirsi vera se posta nel sillogismo
A) Gli uomini sono naturalmente prepotenti.
B) Socrate è un uomo.
C) Socrate è naturalmente prepotente.
Facebook, comunque, si presta splendidamente a contenere inconsapevoli adepti ad alcuni degli stratagemmi che il filosofo ha elencato. Non sono stratagemmi eleganti o edificanti, ma rappresentano
la "naturale prepotenza umana" con tutte le ovvie conseguenze.
Il più semplice e naturale stratagemma consiste nella contromossa più comune su Facebook: se c'è il rischio che la tua tesi possa soccombere, sposta l'argomento su altre questioni. I
"benaltrismi" (branca "filosofica" che si riconosce compiutamente nell'affermazione "se non c'è abbastanza aria per respirare bevi acqua, perché contiene ossigeno" versione leggermente meno snob
di "se vogliono pane date loro brioches") sono pratiche all'ordine del giorno in qualsiasi discussione. Provate a fare caso all'andamento delle discussioni a cui avete partecipato su Facebook e
scoprirete che l'oggetto posto inizialmente è stato disperso in pochi passaggi e la discussione si è piegata ad altro. E, per dare credito allo stratagemma schopenhaueriano, potrebbe essere stato
lo stesso promotore della discussione a cambiare le carte in tavola vedendosi prossimo alla "sopraffazione".
Però i più attenti e scafati frequentatori delle discussioni non utilizzano solo questa stratagemma, ma lo infarciscono riccamente con altri:
- affermare come postulato ciò che dovrebbero dimostrare ("che non vi sia discriminazione di genere è un dato di fatto", che letto in questo contesto appare affermazione marziana, ma che in una discussione a cui partecipai assunse una rilevanza tale da costringermi a portare dati per dimostrare che il dato di fatto era esattamente l'opposto e non senza leggere, tra le altre risposte, che la logica del mio interlocutore era talmente efficace da non richiedere l'esposizione da parte mia dei dati sull'argomento a contrasto del postulato iniziale perché si dimostravano logicamente inutili);
- descrivere l'opposto della propria tesi in modo denigratorio e come se fosse vero; l'avversario sarà costretto a rifiutarlo ed a darti ragione (se arrivano i migranti ci ruberanno lavoro, vuoi perdere il lavoro?);
- ammettere che in teoria è vero, ma non nella pratica negando le conseguenze di una verità (in teoria le donne non dovrebbero subire discriminazioni, ma in pratica questo avviene perché le donne non danno le stesse garanzie fornite dagli uomini). Questo è anche noto come "Sì, ma..." che apre alle più sorprendenti giravolte come "Non sono razzista, ma...";
- agire sulla volontà altrui con motivazioni che mostrino all'avversario che se la sua opinione fosse vera non potrebbe che recargli danno (oggi siamo liberi e possiamo discuterne. Se venissimo invasi/governati da xxxyyyzzz* questa libertà ci verrebbe negata) *scegliete a piacere oggetto/soggetto;
- ultima, ma non meno importante: diventare offensivi ed oltraggiosi (un insulto non si nega a nessuno).
Una lettura molto interessante, per nulla difficile e straordinariamente attuale. Può aiutare alla sopravvivenza sui social media anche solo per difendersi dalla "naturale prepotenza umana"
che ci rende animali sociali.