Autore: Francesco Bianconi
Giudizio: ***
La poesia può sanare ogni cosa perché sana chi la legge e chi la scrive. Questo mi pare emerga da una vicenda narrata su diversi livelli, a volte distonica per effetto della persistenza di morti
viventi (reali o finti?).
Leggiamo delle aspirazioni frustrate del poeta, del successo, tutt'altro che poetico, che tracima nella vita quotidiana, della descrizione della città in cui vive il protagonista che è colma di
zombi (reali), dell'incontro casuale e perfetto per tempistica, modalità, intensità, che diventa ispiratore della poesia vissuta e non scritta.
Poi arriva il dolore, l'ossessione per una ricerca per capire se non vendicare il "furto", ma la consapevolezza che dietro al dolore c'è una poesia spinge a superare l'ossessione, accantonarla. È
necessario andare avanti per un bene superiore che accomuna l'amore perduto e l'amore trovato.
Esiste una salvezza nella resurrezione, guidata istintivamente in un bosco da un lupo poeticamente solitario che conduce nel luogo che pone al riparo dagli zombi. Il luogo che ha visto compiersi
un gesto romantico e poetico.
[Nota a margine]
In rete ho trovato i 10 scrittori che influenzano di più Bianconi quando scrive romanzi o testi di canzoni. Li butto qui
1) Philip P. Dick
2) Raymond Chandler
3) Cormac McCarthy
4) Edgar Allan Poe
5) H. P. Lovecraft
6) Vittorio Sereni
7) Michel Houellebecq
8) Giuseppe Genna
9) Fedor Dostoevskji
10) Marco Lodoli