Autori: Giovanni Iozzoli
Giudizio: **
La società contemporanea vista alla luce degli occhi di un operaio, emigrato da Cerignola alla bassa modenese, disilluso ed "incasinato" dalle vicende delle umane sventure. Un "Malavoglia" che
non cerca di aggrapparsi ai lupini e con essi salvare la propria vita, ma cerca solo di uscire dal tunnel in cui è finito salvando comunque la propria vita. Non quella vegetativa e conservativa
data dal semplice respiro e dal battito del cuore, ma quella più elevata data da una emancipazione personale inseguita nel pensiero di compiere azioni che abbiano un senso essere compiute per sé
e per gli altri. Intorno il mondo va in un'altra direzione e forse anche il protagonista è troppo confuso per prendere questo treno, nonostante i "buoni propositi".
Il racconto viene narrato dal punto di vista dello "sconfitto", colui che per indole e per timore è diventato un Don Abbondio moderno, per sua ammissione un vigliacco. Prestato al culto della
"sicurezza nei luoghi di lavoro" tradisce il suo credo perché il signorotto locale, leggasi il padrone della fabbrica in cui lavora, lo ha identificato come persona giusta al posto giusto che
potrà evitargli tanti grattacapi.
La tragedia del collega morto lo incastra alle proprie responsabilità per il ruolo di rls (rappresentante dei lavoratori per la sicurezza), che ha svolto senza il dovuto piglio, e per il patto
non scritto di non belligeranza stipulato tacitamente con il padrone. Già questo sarebbe tanto per amplificare evidenti sensi di colpa, ma nella vicenda si incastra una sconvolgente incursione
nella vita privata del collega morto. Incursione che conduce il protagonista ad un passo dal disastro.
Il finale è agrodolce. I danni sono limitati, l'operato del protagonista "salva il pezzo di vita" del collega defunto che ha intercettato e condanna il padrone. Ma forse non è atto di coraggio, è
solo atto di giustizia, se così si può chiamare un risarcimento per una morte che poteva essere evitata.
Il protagonista torna al paese e si appresta a percorrere ad una diversa latitudine una vita che resta individuale, priva di un afflato collettivo alle giuste rivendicazioni dei lavoratori, una
vita fatta di espedienti, più o meno legali, perché questo appare l'unico modo per rimanere a galla nel "mare mosso" dalla crisi e dal terremoto nella bassa modenese. Resta un ricordo
apparentemente neutro di una ex fidanzata del nord e la persistente assenza di prendere un concreto impegno con la nuova compagna. Il mondo gira così: siamo tutti soli in questa valle di lacrime
e gli impegni che prendiamo poi li dobbiamo affrontare senza aiuto alcuno.