Autore: Giorgio Scerbanenco
Giudizio: ***
Tutti hanno una filosofia di vita eppure non sono nemmeno vagamente avvicinabili ai "filosofi" se a questo termine, tanto vago quanto impegnativo, vogliamo assegnare il senso completo che la
storia, prima dell'enciclopedia, gli riserva. Con la filosofia di vita, che personalmente costruiamo e seguiamo attraverso le nostre azioni, si può rispondere a tutto. Nella storia umana ci sono
esempi sublimi, miserevoli, crudeli di filosofie di vita, ma qui leggiamo di cronaca e non di storia. Possiamo rilassarci, fatto salvo sparizioni ed omicidi, e seguire la trama che scorre nel
senso dato dalla filosofia personale: la famiglia moralista rinchiusa nell'antro, i poliziotti con il "pugno di ferro", i milionari avvezzi a navigare in acque piene di squali, le sorelle ingenue
e timorose, ma non troppo, le cassiere del bar luogo di perdizione per antonomasia, la sarta che dallo sguardo delle persone può capirne l'animo. Questa varia umanità gravita nelle possibili
soluzioni che l'investigatore ricerca, ma si incaglia pericolosamente nell'antro presidiato da coloro che possono giustificare persino sparizioni di persone ed omicidi, ovvero rimanere
indifferenti perché riguardano persone che non praticavano il loro stile di vita, la loro filosofia ultima. Ovviamente questa non è filosofia, ma Scerbanenco usa questo elemento distintivo per
caratterizzare assenze e vuoti, pienezze e spigoli, di tutta la vicenda.
Jelling, "il più improbabile degli investigatori", è anch'esso un filosofo che si sforza il risolvere il caso, "apparentemente" senza soluzione, per via probatoria che costringa il colpevole alla
confessione una volta posto di fronte all'evidenza dei fatti. Chiamiamola dialettica dell'investigatore che non ricorre a mezzi spicci e bruschi, per non dir di peggio, come vorrebbe fare il suo
superiore.
Ci troviamo in una fantasiosa e ben tracciata storia, con elementi disseminati qua e là, che arricchiscono i comuni sospetti che ogni lettore potrà formulare nello scorrere delle pagine. Il dire
senza dire, l'esplicitare palesemente, inducono su una strada nuova che non è mai più chiara della precedente fino alla fine sorprendente che l'autore avrà la cura di ricostruire nell'altro dei
filosofi, sistemando tutti i particolari emersi e ricomponendo la verità dei fatti. Questa è la vita, baby, non filosofia!
Note a margine: il libro è scritto nei primi anni '40 e naturalmente gli anni passati si sentono. Oltre a questo la stesura subisce l'imposizione d'epoca secondo cui il nome proprio del
personaggio deve necessariamente essere italianizzato, ma solo quello! Quindi il possibile Oliver Steve diventa Oliviero Steve. Altro particolare agghiacciante è che un 42enne viene identificato
come un "vecchio", segno che nei settant'anni trascorsi l'aspettativa di vita cresciuta ha mutato il senso dei luoghi comuni e di conseguenza i nostri atteggiamenti. Da irriducibile passatista
quale sono potrei riprendere il mio bastone essendo vecchio nel passato oltre che nel presente.