Autore: Alan Bennett
Giudizio: ***
Quando si ha a che fare con la "gente" tutto è possibile. Tu, che per prima sei stata la divina, diventi la "gente" e lo capirai, in un senso o nel suo opposto.
Una nobildonna decaduta, che ha alle spalle un passato divino, che ha nel presente costante di tutta una vita un rapporto esplicitamente conflittuale con una sorella arcidiacono e che frequenta
una amica, dama di compagnia, che alla fine si scopre avere un legame assai più profondo con le due sorelle di quanto la presentazione che lei stessa ama ripetere lasci intendere. Il tutto
nell'indigenza che le vicende terrene possono riservare alla "gente" per effetto della forza di gravità che agisce sul pianeta. Anacronismo, necessità, modernità convivono quando c'è "gente" e
tutto può diventare normale. Questa è la "gente", bellezza! Una necessaria modernità anacronistica.
Un passato perduto che qualcuno vuole rispolverare, in tutti i sensi, per le tradizioni che rappresenta ed altro vuole preservare dalla "gente" perché suo, solo suo, per sempre suo. Sempre
"gente", invece, vede il luogo come set perfetto della moderna industria della pornografia, anch'essa decadente, o già decaduta in quel formato pensato in una antica villa. Intravedi un morboso
interesse finanziario per pitali colmi di urina prodotta da persone famose nel corso dei secoli, ovvero collezioni di giornali per "gente" da rileggere, anche se fuori dal tempo corrente, per
conoscere cosa è accaduto nel tempo perduto. Nulla può essere inteso come davvero strano. Tanto o poco che sia è la "gente" che ti sorprende, in un senso o nell'altro.