Autore: Francesco Bianconi
Giudizio: ***
Da qualche parte un commentatore al libro ha scritto "avrei letto questo libro se l'autore non fosse il cantante e chitarrista dei Baustelle?". Ad intrufolarsi negli scenari che potrebbero
scaturire da questa domanda il rischio è estremo: "avrei letto 'il nome della rosa' se fosse stato inserito nella collana Armony?". Sono domande di poco valore, ovvero, se ci immaginiamo come un
Foscolo, le possiamo classificare come domande retoriche. Quindi le risposte sono no la prima e no la seconda, tutto finisce, forse.
Bianconi assegna ai capitoli nomi di animali, cosa che di per sé certo non mi appassiona, ma dentro infila in salsa giovane, moderna non direi, un "giovane Werther" che più che dall'amore viene
sopraffatto dalla vita. Immagina e spera di fare cose di diventare qualcosa più che qualcuno (bruco che diventa farfalla?) ma si annulla in un mondo disintegrato e disperso che non gli piace.
Un amico mi ha detto che i Baustelle sono "musica giovane per vecchi". In questo libro si trovano diversi elementi presenti nei testi delle canzoni dei Baustelle e forse anch'esso risponde alla
definizione del mio amico, un "libro giovane per vecchi": l'illusione di un regno (animale) posto a giardino di un animale (uomo) che matura le disillusioni di un giovane vecchio.