Il movimento di Beppe Grillo vive al riparo dall'accecante luce della politica italiana rifugiandosi nel cono d'ombra che garantisce il fondatore, animatore e presidente "Beppe sei tutti noi".
Dinamiche analoghe le abbiamo già viste. Infatti la stessa cosa avvenne in Forza Italia, poi PDL, almeno fino a quando qualche topolino cercò di sfuggire all'ombra del padrone per evitare di
rimanere semplice testimonianza. E sto parlando di due ex Presidenti della Camera, non di consiglieri di quartiere... Ma questa è ormai storia, brutta, non certo attualità politica.
Per venire all'attualità politica possiamo ritrovare almeno una sintonia tra Grillo e Renzi che va ascritta alla categoria "leader incontrastabile". Questa fattispecie dimostra i suoi vantaggi:
la linea politica la decide il leader, l'agenda politica la decide il leader, l'azione politica la decide il leader. I componenti del movimento / partito devono semplicemente rendersi coerenti
con il dettato ricevuto nelle sale riunioni ed assecondarne le decisioni come un sol uomo, sennò sono fuori. Ai due piace essere soli, purché al comando.
In questa somiglianza di fondo i due "leader incontrastabili" veicolano però fatti ben diversi. Che poi parlare per entrambi di "fatti" potrebbe parere offensivo per una politica che, nonostante
le storture italiche, ha prodotto fatti anche importanti negli anni e non solo parole come i due hanno fatto fino ad oggi.
Si dirà, e si dice, che sono "politicamente giovani", ma questo assunto è contestabile: il più giovane dei due fa politica da quasi 20 anni, periodo a cui si avvicina anche il più vecchio.
Entrambi l'hanno praticata nei retroscena. Renzi da enfant prodige del PD liquefatto (sia sempre ringraziato Walter Veltroni) ha ricoperto incarichi di rilevanza indiscussa in quel di Firenze (si
potrebbe parlare di un nuovo "Rinascimento" se solo pensare a Renzi come motore di questa nuova fase non mi facesse montare una nausea incontrollabile ed inconciliabile con il nome che identifica
il grandioso periodo che fu il Rinascimento), mentre il più anziano ha cavalcato nei palchi di teatri e palazzetti dello sport quei luoghi comuni dialettici che fanno tanto ridere e che da satira
assurgono a momento di riflessione politica profonda, da discussione attenta nelle sezioni dei partiti (scusate, è tornata la Festa de l'Unità, però l'Unità è stata chiusa e le sezioni sono state
sostituite da circoli, fa più... Rotary). La satira la facevano anche Dario Fo, Paolo Rossi, Giorgio Gaber, ma nessuno di questi ha monetizzato la propria satira in un movimento politico. Grillo
invece lo ha idealizzato fin da subito non mancando di regalare agli spettatori i discorsi alla nazione a fine anno, con riferimento politico sommamente istituzionale: c'era lui e solo in seconda
battuta arrivava il Presidente della Repubblica. Questo, peraltro, non lo ha potuto realizzare a reti unificate sulla Rai, ma ha deciso di intervenire da quella rete criptata, ma nell'occasione
in chiaro, che si chiamava Tele+. Era di Berlusconi, ma in tutto questo non ebbe la paura infantile di sporcarsi le mani: indossava le vesti di tribuno popolare e fustigatore del male crescente
nella politica italiana dalla rete che sovvertiva l'asfittico duopolio televisivo. Era spregiudicato e sovversivo anche nei confronti del sistema televisivo che lo aveva ingiustamente espulso.
Non che avesse torto, ma era un passaggio nel sepolcro imbiancato del berlusconismo craxiano che lo aveva estromesso dalla televisione. Del resto stiamo parlando del socialismo al potere, non una
rivoluzione culturale di poco conto che però si realizzò alla rovescia nella Milano da bere: rivoluzionò il concetto di socialismo e lasciò il potere nei soliti ambienti. Con il senno del poi il
comportamento di Grillo potrebbe esser rivisto alla luce di "quello passava il convento, ma ci sarà un futuro migliore per tutti noi". Per Grillo non era ancora giunto il momento di mostrarsi
duro e puro, Bossi era ancora leader del settore, ma il futuro migliore per Grillo è giunto ora, pur non lasciando trasparire per chi sia realmente migliore.
Ai giorni nostri ritroviamo i due, Renzi e Grillo, nelle contrapposte condizioni di "uomini soli al comando". Il "Beppe sei tutti noi" coglie a piene mani tra gli amplissimi portatori doloranti
di mal di pancia. Occupano vaste fette della popolazione delusa o disillusa da incapacità, malaffare, opportunismo personale. La retorica di Grillo è guerresca: "è una guerra!... O noi, o
loro!... Sono morti che parlano!...". Tra gli altri morti che parlano ci sono ovviamente i sindacati che non servono a nulla perché il mondo del lavoro adesso non ha bisogno di parassiti come i
sindacati. Ora il lavoratore si accorda direttamente con il datore di lavoro, condividono un accordo che porti vantaggi ad entrambi ed in questi processi a nulla servono quei vecchi arnesi che
sono i sindacati e che, peraltro, non hanno fatto nulla per impedire lo scempio del mercato del lavoro. Gli unici che Grillo salva sono quelli minori (???) la FIOM (!!!) e quelli più piccoli
(???). Ma sono marginali, inutili, superati.
Renzi deve invece temporaneamente mordere il freno, il PD non gli riconosce la leadership. Per prendere possesso del partito troverà in Grillo un ottimo alleato che non concede nessuna via
politica al vecchio Bersani per emarginare definitivamente Berlusconi ed i suoi fasti nasceranno solo dopo il boom di Grillo alle politiche e quando il M5S non si conferma alle europee ed il PD
va oltre i più ottimistici risultati. Per acquisire la leadership del PD a Renzi basta dimostrare di avere meno di quarant'anni (facile, ha la carta di identità) e dire cose che non hanno nessuna
conclusione, ma che sono affabulatrici, storielle raccontate al bambino per farlo addormentare (ancora più facile, lui è campione mondiale nel tratteggiare il nulla che prospetta come se
contenesse la soluzione epocale). Ora i telegiornali possono estrapolare pezzi a caso del parlato di Renzi perché non hanno né inizio, né fine: dovunque tagli l'audio il senso compiuto della
frase non esiste, perché il giornalista dovrebbe fare tagli sensati? Renzi esorta, dichiara intenti, ammonisce, incoraggia, sostiene lo spirito di appartenenza nel contesto in cui si trova e
nulla, nulla, nulla su cose che realmente potrebbero servire. Con questo Renzi diventa il "leader incontrastabile" e buon sonno a tutti. Non è quindi casuale che nel sonno generico avanzi un'idea
di inconsistenza ed inutilità evidente attaccando l'articolo 18 ed in generale lo statuto dei lavoratori. Il concetto è che non possono esistere privilegiati e diseredati quindi per semplicità
azzeriamo i diritti a tutti. Ovviamente nella retorica del Renzi fumoso che parla ad una nazione addormentata è semplice far passare il concetto che la precarietà è colpa dei sindacati che hanno
lasciato al Parlamento la prerogativa di legiferare, così come previsto dalla Costituzione. Del resto Renzi ha solo giurato sulla Costituzione, mica deve anche conoscerla e quindi non suppone
nemmeno lontanamente che le leggi della precarietà sono state votate dal Parlamento e promulgate dal Presidente della Repubblica. Non sapendo queste cose ovviamente si chiede dove fossero i
sindacati per evitare questo scempio. Ma per fortuna ci penserà Renzi: le diseguaglianze verranno risolte riducendo, non ampliando. Dopo la spending review affronteremo la rights review (che fa
più figo ed è meno comprensibile rispetto a rivedere i diritti).
Raggiungiamo così il culmine dell'inaspettato, il deja vu: Renzi e Grillo stanno dicendo, su questo punto, la stessa cosa. I sindacati devono essere marginalizzati, anzi, se rimossi, sarebbe
meglio.
Grillo ricorda cosa diceva nella campagna elettorale per febbraio 2013? Forse no, magari per via dell'età per cui si ricorda "Te la do io l'America", ma non ricorda cosa ha concordato con
Casaleggio 20 mesi fa. Sa però che la sua strategia è semplice, infantile: dire sempre il contrario e quindi si corregge e modifica il tiro difendendo l'articolo 18. Ovviamente non difende i
sindacati che restano colpevoli (???) ed ora nel novero dei promossi non include nemmeno la FIOM ed i più piccoli. Quindi non deve nemmeno giocare la carta di Berlusconi: sono stato frainteso.
Renzi è rincuorato da tutto ciò perché trovare Grillo al suo fianco gli avrebbe fatto perdere l'interesse di Berlusconi al rispetto degli accordi del Nazareno. Come un adolescente del 2014 potrà
twittare una adolescenziale idea in 140 caratteri che le vestali del suo verbo potranno ripetere in ogni dove. A buon rosicone poche unghie da mangiare...
Chi rimane schiacciato in tutto questo ovviamente non sono i sindacati, almeno per il momento, ma i lavoratori. Buon sonno a tutti coloro che vedono in Renzi e Grillo la risposta concreta che
possa riformare in senso migliore il Paese. Ha da passà 'a nuttata...