Autore: Giuseppe Genna
Giudizio: ***
Ancora una volta Genna ci catapulta nei luoghi e nei tempi in cui il "male" si manifesta in modo compiuto e definitivo. Siamo in Norvegia sull'isola, Utoya, che giovanissimi della Lega Giovani
Laburisti hanno scelto per il camping estivo: sessantanove di essi, tra i quattordici ed i vent'anni, vengono trucidati a sangue freddo. Siamo ad Oslo dove un'autobomba viene fatta esplodere nei
pressi dei palazzi governativi, come elemento diversivo, che uccide otto persone pochi minuti prima della mattanza di Utoya. Siamo nella famiglia che ha generato e cresciuto il "male". Siamo
nella vita del "male" con le amicizie scolastiche ed i colleghi che non riescono a trovare nulla di terribile e raccapricciante da raccontare sulla conoscenza del "male". Siamo
nell'internazionale humus che aggrega ragazze e ragazzi che si riconoscono nei valori del "nazismo". Siamo in una storia tedesca che racconta del neonazismo, infiltrato dalle forze dell'ordine
democratico, le quali, solo per questo motivo escludono, negano e sbagliano evitando la pista neonazista per sviluppare le indagini sui cosiddetti "assassini dei kebab". Siamo in una vicinanza
ideale ad Adolf Hitler, il "male". Siamo nelle speranze di una giovane bielorussa che rifiuta l'offerta di matrimonio fatta dal "male", perché qualcosa non va, qualcosa non funziona, qualcosa non
torna nella straordinaria semplicità, ingenuità e gentilezza del "male" la cui essenza assoluta lei non conosce: lei sa riconoscere solo un "male" diverso. Siamo nella necessità del "male" di
evitare mescolanze, azzerare promiscuità per evitare che il "male" possa annaquarsi, disperdersi, evaporare. Siamo il "male" che, un'ora prima di dare l'avvio alla mattanza, diffonde tramite
e-mail il suo memoriale intitolato "2083 - Dichiarazione europea di indipendenza", composto e riordinato in 1516 pagine; lo ricevono i 1003 contatti raccolti in tutto il mondo che sicuramente
capiranno ed apprezzeranno. Siamo nel malessere di dover scrivere del "male" nella contingenza in cui scrivere libri è antieconomico e quindi si devono trovare argomenti intensi per venderli:
scrivere thriller, azione, spy-story rigorosamente low cost. Siamo nel "male minore" che parla comunque di morti in una società che è pervasa anche dai "mali minori" che ne caratterizzano i
sobborghi della grande città. Siamo nel processo dove il "male" non deve giustificarsi e difendersi per essere tale, ma deve essere tale perché sennò "male" non sarebbe. Siamo nella reazione
umana, e inutile, di fronte al "male" incontrato nel tribunale. Siamo nel finale onirico dove nulla è possibile se il "male" non viene abbracciato, ricompreso, annullato. Siamo nella vita umana
sul pianeta terra e non sul pianeta Marte, anche se potrebbe essere.
Il "male" è Anders Behring Breivik.
Genna porta a compimento un'ipotesi di trilogia iniziata con "Dies Irae", proseguita con "Hitler" ed ora giunta al terzo momento narrativo.