Baci da 100 dollari

Autore: Kurt Vonnegut

 

Giudizio: ****

 

Racconti inediti di Vonnegut, che hanno tutta la vecchiaia della scrittura e della collocazione inequivocabile nell'America anni '50. Un'America che "rinasce" dalla seconda guerra mondiale descritta in racconti dove si coglie la necessità di narrare le vite vissute nella nuova normalità possibile dopo la guerra. Persone che abitano in un paese che si appresta a "trascinare" il resto del mondo e che definiscono "individualmente" gli stili di vita che diventeranno inconsapevolmente di "massa", almeno per tutto il mondo occidentale.

 

In questi bellissimi racconti ci si imbatte in storie personali, ma collettive e nei contenuti antistoriche ed anacronistiche:

  • geni dell'elettronica che vivono la loro genialità difendendola fino alla convivenza con la sua creazione che non può essere abbandonata;
  • la grande beffa dell'assicurazione che garantirà il benessere a mogli e figli solo ad una condizione;
  • open space di dattilografe che lavorano dalle 9 alle 17 e che sognano vite diverse, per rincorrere l'"amore" che tutto il "benessere" che ora vivono non concede loro;
  • la vedova, ancora giovanile, ma compresa nel ruolo di "vedova solitaria" perché solo questo può essere il suo destino nel paesino in cui vive, che attraverso un "amico di penna" riscopre la speranza;
  • una enclave di nobili riccastri che non possono fare altro che vivere come nobili riccastri, noblesse oblige;
  • l'amore per l'arte piegata e temporaneamente occultata dalla necessità della sopravvivenza e poi del successo che l'arte non concederebbe perché l'arte vince, ma è altrove;
  • scoprire che l'altrui arte, invidiata ed odiata, altro non è che la propria arte;
  • la fallacia di una società che insegue inutili celebrazioni e non garantisce il normale funzionamento che consenta una gestione civile.

Tutto questo immerso in un contesto apparentemente sereno, ma in realtà patetico se solo chi scrive, e chi legge, riesce a cogliere la negazione di qualsiasi affermazione di sé, la negazione delle proprie aspirazioni, la negazione delle proprie speranze in finali spesso svelati ai protagonisti ed altre volte solo immaginati dal lettore. Un'America che nella descrizione appare antica, lontana, ma tenancemente destinata a riavviare la fulgida esistenza di uomini e donne che ne calpestano il suolo. O forse no?

 

Dave Eggers, nella prefazione, definisce i racconti di Vonnegut come il meccanismo di una trappola per topi. Trappola bellissima per chi legge.