Io non so quante e quali differenze di obiettivo e di metodo si possano riscontrare, ma i fatti di questi giorni dovrebbero rinnovare in noi "anziani" l'idea stessa di esigenze immutabili che i giovani hanno e che hanno palesato apertamente con cadenza periodica: il '68, il '77, l'85, il '90 (oltre non riesco ad andare, ho smesso di essere giovane :-) ). Tutti i movimenti giovanili di quegli anni, più o meno accesi, più o meno organizzati, più o meno finalizzati a conseguenze collettive hanno avanzato l'Esigenza dei giovani, quella con la E maiuscola. L'esigenza è sognare un futuro felice e pensare a come organizzarlo nel contesto presente.
È innegabile che le differenze di contesto tra questi periodi sono enormi: la società italiana del '68 non è la società odierna. A quel tempo i giovani maturarono
esigenze di cambiamento partendo da un contesto che prevedeva, nella stragrande maggioranza dei casi, il padre lavoratore e la madre casalinga e l'immodificabilità dell'assetto sociale. La
crescita culturale ed economica ci ha consegnato, per fortuna e per impegno anche dei giovani non più tali, una società dove tutti i genitori potenzialmente lavorano (al netto della gravissima
crisi economica e della società italiana nella quale la donna "vale meno" e quindi è meno occupata e con salario più basso del coetaneo maschietto con competenze paragonabili). I genitori ora
sono però spesso intruppati in una precarietà che caratterizza il loro status come immutabile. Quindi vedere i genitori preoccupati, spaventati, delusi anima un inevitabile senso di rivalsa
preventiva dei giovani. Anima la preoccupazione per un futuro che non potrà essere felice se generato dall'attuale presente.
Idealismo? Ingenuità? Ignoranza?
Anche qui non ho la risposta certa e definitiva, ma riscontro che, se questi sono gli elementi, anche superata questa crisi, si riproporranno e per dare delle risposte su questi piani, apparentemente aleatori, si devono trovare altre vie. Secondo me è sbagliato e sciocco adottare toni paternalistici vuoti che contraddistinguono troppo spesso le parole degli attuali ministri. Come è sbagliato sbattere in faccia ai giovani una realtà che non ha possibili vie di fuga. I ragazzi saranno ingenui, idealisti, ignoranti, ma se parli con loro, discuti con loro, ti confronti con loro potresti sorprenderti a valutare alternative vie di uscita.
Tutti stiamo pensando alla manifestazione del 14/11 a Roma quando la polizia carica giovani studenti. In modo per nulla sognante e certamente più prosaico penso possa tornare utile a noi ed ai giovani riflettere sulle necessità che i ragazzi cercano di mostrarci:
- avere docenti motivati e non demotivati dalla loro precarietà ed inconsistenza nel loro agire nella scuola perché così, in futuro, i ragazzi di oggi potranno diventare docenti non demotivati;
- avere docenti che scelgono la strada dell'insegnamento come scelta voluta e non come via di uscita all'impossibilità di collocarsi altrimenti perché così, in futuro, i ragazzi di oggi potranno diventare docenti consapevoli;
- avere una scuola stimolante che possa dare agli studenti tutti gli strumenti per orientarsi nel mondo, prima, e nel mondo del lavoro, poi, che li accoglierà al termine del percorso degli studi;
- avere politici che scommettono nel futuro del Paese, nel futuro dei nostri giovani e che non lo facciano per semplice comodo elettorale;
- avere imprese che investano sui giovani e che non sfruttino semplicemente le pieghe del mercato del lavoro e delle normative, spesso improvvide e negative, che si sono sovrapposte negli ultimi 15 anni per creare il lavoratore usa e getta;
- avere la consapevolezza che i ragazzi dovranno impegnarsi perché sarà difficile, sarà dura, ma che l'impegno verrà ripagato per tutti alla pari, senza privilegi di casta, di nome, di classe;
- avere la possibilità di esprimere sempre il proprio dissenso, anche quando hanno torto perché crescerà il Paese, non cresceranno solo i giovani.
Idealismo? Ingenuità? Ignoranza?
Anche qui non ho la risposta certa e definitiva, ma riscontro che, se questi sono gli elementi, anche superata questa crisi, si riproporranno e per dare delle risposte su questi piani, apparentemente aleatori, si devono trovare altre vie. Secondo me è sbagliato e sciocco adottare toni paternalistici vuoti che contraddistinguono troppo spesso le parole degli attuali ministri. Come è sbagliato sbattere in faccia ai giovani una realtà che non ha possibili vie di fuga. I ragazzi saranno ingenui, idealisti, ignoranti, ma se parli con loro, discuti con loro, ti confronti con loro potresti sorprenderti a valutare alternative vie di uscita.
Tutti stiamo pensando alla manifestazione del 14/11 a Roma quando la polizia carica giovani studenti. In modo per nulla sognante e certamente più prosaico penso possa tornare utile a noi ed ai giovani riflettere sulle necessità che i ragazzi cercano di mostrarci:
- avere docenti motivati e non demotivati dalla loro precarietà ed inconsistenza nel loro agire nella scuola perché così, in futuro, i ragazzi di oggi potranno diventare docenti non demotivati;
- avere docenti che scelgono la strada dell'insegnamento come scelta voluta e non come via di uscita all'impossibilità di collocarsi altrimenti perché così, in futuro, i ragazzi di oggi potranno diventare docenti consapevoli;
- avere una scuola stimolante che possa dare agli studenti tutti gli strumenti per orientarsi nel mondo, prima, e nel mondo del lavoro, poi, che li accoglierà al termine del percorso degli studi;
- avere politici che scommettono nel futuro del Paese, nel futuro dei nostri giovani e che non lo facciano per semplice comodo elettorale;
- avere imprese che investano sui giovani e che non sfruttino semplicemente le pieghe del mercato del lavoro e delle normative, spesso improvvide e negative, che si sono sovrapposte negli ultimi 15 anni per creare il lavoratore usa e getta;
- avere la consapevolezza che i ragazzi dovranno impegnarsi perché sarà difficile, sarà dura, ma che l'impegno verrà ripagato per tutti alla pari, senza privilegi di casta, di nome, di classe;
- avere la possibilità di esprimere sempre il proprio dissenso, anche quando hanno torto perché crescerà il Paese, non cresceranno solo i giovani.
Altri modi sono possibili per dare le risposte necessarie ai ragazzi? Molto probabilmente sì e molto probabilmente decisamente migliori, l'importante è che, scelto il tipo di risposta, ognuno, per la parte che lo riguarda, sia conseguente.