Siamo nel periodo in cui si sta materializzando quella che passerà alla storia come la rivoluzione americana del 1776, o guerra di indipendenza, che farà nascere gli Stati Uniti d'America. La storia,
per come la conosciamo noi, ci dice che i "buoni" sono i ribelli che, comandati dal generale Washington, faranno nascere gli USA. I lealisti fedeli alla corona del re inglese Giorgio III sono i
"cattivi", quelli che difendono contro ogni logica lo "status quo". In realtà le cose furono molto più complesse e meno lineari di quanto possa riassumere questa mia banalizzazione.
Questo libro infatti narra le vicende dell'alleanza delle Sei nazioni irochesi, la più potente lega indiana, forte di una Costituzione antica di secoli e fedeli sudditi di Giorgio III. Nella valle
del fiume Mohawk, indigeni e coloni convivono da generazioni generando inevitabilmente una comunità meticcia che affonda le sue radici nella terra in cui si trova. Capita quindi di scoprire che il
guerriero soprannominato "Grand Diable" in realtà è un francese catturato quando, come tamburino-bambino, i Mohawk sconfissero i francesi in battaglia. Come la tradizione vuole il ragazzino in catene
viene "adottato" dai suoi nemici e diventerà un valoroso guerriero Mohawk.
Ma questo non è altro che un frammento dell'epica vicenda delle Sei nazioni irochesi narrata in questo libro. Le nazioni che compongono questa lega sono destinate, per le scelte dei loro capi e dei
loro saggi, ad essere sopraffatte, trovandosi a combattere una guerra che è loro solo perché si concentra nei loro territori e nelle loro tradizioni. Il libro, come nella tradizione dei Wu Ming, è un
affresco storico su una vicenda nella quale l'evento corale viene descritto tramite le vicende di protagonisti che alla fine risulteranno perdenti.
Un libro molto bello che merita di essere letto.
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