La mia passione per il rugby inizia diverse ere geologiche fa. Inizia quando ancora la RAI si poneva l'obbiettivo di diffondere nell'etere un servizio pubblico, anche se a volte limitato, quando
aveva ancora l'obbiettivo primario di fare cultura a 360°.
Ricordo su terreni al limite della lotta nel fango delle sintesi del campionato italiano spesso raccontate da giornalisti che del rugby non avevano reale competenza. Il più bravo, ex campione di
questo sport, era stato assegnato alle epiche cronache dell'atletica. Ricordate il mitico "Cova, Cova, Cova, Cova, COVA!!!!". Lui si chiamava Rosi e le sue telecronache, se non vivessimo in un paese
ottusamente calciocentrico sarebbero passate alla storia come il grido di Martellini "Campioni del mondo, Campioni del mondo, Campioni del mondo!".
Ma tornando al Rugby, pur non capendo esattamente come si evolvesse l'azione di gioco, ero attratto e mi entusiasmavo per gli inconcepibili momenti di gioco per chi è abituato a vedere solo calcio.
C'erano fasi apparentemente statiche dove la noia sembrava avere il sopravvento, ma poi in un guizzo l'azione diventava entusiasmante, con il gioco che si apriva, gli uomini di uno e dell'altro
schieramento che volavano letteralmente a coprire spazi di terreno fino a quel momento non battuti.
Era entusiasmante! E' entusiasmante! Non sapevo e non capivo nulla di più e nulla di meno: l'ovale doveva essere depositato oltre la linea di meta avversaria, questo bastava! All'epoca credevo che
tutto fosse possibile per arrivare a questo scopo, ora invece so che ci sono regole ferree, disciplina rigida.
Per merito di un'emittente privata (La7) da qualche anno abbiamo il piacere di vedere tutto il 6 nazioni. Dico tutto, perché vedo anche le partite in cui non gioca la nostra nazionale. L'Italia ha
fatto passi da gigante da quando nei primi anni '80 io vedevo le sintesi televisive. E i giornalisti RAI si riappropriano di citare questo sport solo perché dopo una partita di calcio la squadra
perdente si ferma per congratularsi con i vincitori, cosa che avviene regolarmente nel Rugby.
Molti ora sanno cosa si intende per terzo tempo, ma ancora non si capacitano come sugli spalti sia possibile vedere fianco a fianco tifosi delle squadre avversaria. Non è magia, è CULTURA SPORTIVA,
quella che in un paese dove il monopolio del calcio ha depresso qualsiasi ipotesi di cultura e molti quindi la scambiano per magia.