Lo scorso mese ho rimosso dal mio balcone la bandiera arcobaleno
Quando scoppiò la seconda guerra nel golfo persico, come moltissimi italiani, la attaccai al balcone di casa. Era, all'epoca, una bandiera con i colori dell'arcobaleno che diventò universalmente nota
come "la bandiera della pace". Poi il tempo è passato, le bandiere dalle finestre dei condomini italiani sono sparite, la mia ha perso i colori e si è strappata, come quelle bandiere che raccontano
di tante gesta eroiche di valorosi soldati e del tanto orrore che hanno vissuto sui campi di battaglia. La guerra, però, è rimasta lì a testimoniare che anche le mobilitazioni di massa hanno dei
limiti.
Oggi a 3 anni di distanza la mia bandiera sbiadita, logora e lacerata ha abbandonato il campo di battaglia e di pace ce n'è sempre meno. Allora cosa dovrei fare?
Nel mese di Luglio sono andato in un agriturismo sull'appennino modenese e, siccome non ero mai stato in questo posto, mi sono fermato a chiedere indicazioni lungo la via. La casa dove ho chiesto era
un vecchia cascina con tanto di fienile uso garage e con un ampio prato verde con dondole, giostre, scivoli ed una bandiere dalla pace alta sul suo pennone. Ho pensato: addirittura un pennone? Mi ha
ricordato tanto la "piazza d'armi" della caserma dove ho prestato il servizio militare.
La cosa mi ha fatto sorridere per lo straniante cortocircuito mentale e mi ha fatto piacere: evidentemente non ero, non sono, il solo ostinato che nella società dei simboli vuole in qualche modo
esprimere un sentimento attraverso un simbolo.
Questo mese, poi, leggo su "il mucchio" un articolo del bravissimo e spigolosissimo Massimo Del Papa sugli opportunismi, le
incoerenze, le velleità del movimento pacifista. Un articolo di forte critica nei confronti di un movimento che si è via via frastagliato, che ha perso la grande forza propulsiva di un'idea forte,
quella della pace senza se e senza ma, come piace tanto dire oggi. Un movimento che si è risolto in tanti rigagnoli, spesso autoreferenziali, che non sono in grado né di mobilitare l'opinione
pubblica, né di influenzare l'operato dei governi. La critica di Del Papa è come sempre "feroce" e mai scontata e leggendo l'articolo ho provato un certo disappunto: su molte cose Del Papa ha
ragione, ma in un mondo perfetto dovrebbe avere torto!
Infatti è certo è che le cose stanno andando sempre peggio. Ormai siamo talmente assuefatti che i morti in Iraq (spesso in attentati anche con 30/40 vittime) non trovano nemmeno più lo spazio delle
prime pagine o la notizia di apertura dei telegiornali. Lo stato di guerra permanente ha assuefatto le nostre coscienze. Cosa dovrà succedere ancora prima che le coscienze si risveglino?
Da semplice cittadino ho fatto 3 anni fa un semplice gesto: attaccare una bandiera al balcone. Ma nel panorama italiano ci sono partiti politici che del mio semplice gesto si sono fatti portatori
"istituzionali". Addirittura c'è chi, come i Verdi, ha inserito la bandiera della pace nel proprio simbolo.
Ora mi chiedo: sono io ad essere un illuso che ha sperato nell'azione delle forze che si ispirano alla bandiera della pace per raggiungere la pace, oppure sono queste forze che evidentemente non sono
in grado di praticare le parole che hanno speso? Certo è che se il vessillo della pace è logoro, anche questi partiti subiscono il logoramento della mancata realizzazione dei passi promessi per il
raggiungimento della pace.
In questa critica Del Papa ha mille ragioni, anche quando parla di protagonismi inutili al fine della pace e di voglie di egemonia infantili (la mia pace è più bella della tua! Io sono pacifista
meglio di te!). Credo però che, con tutti i limiti dell'azione sociale, politica, etica e morale che si è fatta e che si sta facendo in questi anni non si possa non tendere alla "vittoria finale",
per proseguire con una terminologia guerresca, che non è quella di uscire vincitori da un campo di battaglia, ma quella di offrire alle generazioni future la speranza che le controversie non debbano
essere risolte sui campi di battaglia. Il mio è un auspicio, non ho certezze in tal senso, ma spero tanto che tutto l'odio che cova sotto le baionette possa essere estinto dalla future
generazioni.
I nostri nonni fecero certamente tesoro delle sofferenze della prima e seconda guerra mondiale, delle tragedie delle diverse campagne d'Africa ed Albania, scrivendo una Costituzione che enuncia
l'indisponibilità del popolo italiano all'utilizzo delle armi, per sopraffare altre nazioni. Dagli anni '70 ad oggi milioni di ragazzi hanno praticato l'obiezione di coscienza per sancire la loro
indisponibilità alla pratica della guerra. Il movimento della pace sarà anche fragile, differenziato, variegato, ma in esso dobbiamo credere, dobbiamo sostenerlo, se non vogliamo abdicare alla
speranza di pace.