Il concetto filosofico del libero arbitrio "postula" che ogni persona è libera di fare le proprie scelte in autonomia e senza che vi siano elementi di predeterminazione.
Nella religione cattolica è un elemento fondante per giustificare l'impianto del sistema paradiso/inferno: se le tue opere saranno buone e crederai in Dio ti salverai, altrimenti ti attenderà la
dannazione eterna. Vorrei semplicemente aggiungere, da non esperto della materia, che nella tradizione cattolica intravedo almeno tre figure alle quali il libero arbitrio non è stato concesso:
- Maria, la madre di Gesù, non ha potuto scegliere se diventare madre del Salvatore;
- Gesù stesso, Dio fatto uomo, non ha potuto scegliere un percorso diverso che non lo portasse al martirio ed alla crocefissione per cancellare i peccati del mondo;
- Giuda, il traditore, è predestinato a questo ruolo e certamente non può fare altrimenti.
La rivoluzione protestante (Lutero, Calvino) entra in pieno contrasto con il concetto di libero arbitrio perché per luterani e calvinisti l'uomo non ha nelle sue mani il potere per ottenere la
salvezza della propria anima, ovvero l'uomo è predestinato nelle sue opere terrene.
Detto questo mi pare che da più parti si utilizzi il concetto di libero arbitrio in maniera un po' troppo "elastica". Il libero arbitrio non è la libertà di scegliere tra le infinite possibilità che
mi devono essere concesse. Il libero arbitrio si "esercita" anche semplicemente scegliendo tra due opzioni (nell'immaginario collettiva le scelte ricadono tra il bene ed il male).
Che la nostra società sia plurale e sottostia a tecniche di "marketing" più o meno diffuse, o più o meno invasive non intacca minimamente il concetto di libero arbitrio. Chi sostiene di non poter
esercitare la propria libertà di arbitrio perché non è a conoscenza di tutte le "offerte" della società moderna (lo scibile umano) evidentemente confonde il libero arbitrio con l'onniscienza.
Evidentemente le due cose non possono essere paragonate.
Chi confonde il libero arbitrio con l'onniscienza dovrebbe leggere un libro intitolato "Virus della mente" di Richard Brodie. Questo signore è un ex dipendente Microsoft (uno dei padri
dell'applicazione word, quindi non uno degli ultimi arrivati) che si occupa di una nuova scienza chiamata memetica. La memetica si basa sulla definizione di meme.
Come il bit è l'unità di misura dell'informazione il meme è l'unità basica dell'evoluzione culturale. Il perpetuarsi del meme segue processi analoghi a quelli definiti per la genetica, ovvero il gene
che si sviluppa alle condizioni ambientali in cui vive è quello più forte (teoria dell'evoluzione di Darwin). Stessa cosa avverrebbe per i memi, ovvero, banalizzando, sopravvivono quegli elementi
culturali che si dimostrano più "forti".
Questo meccanismo prescinde dal libero arbitrio e credo invece sia un elemento sul quale dovrebbero ragionare quelle persone che credono il libero arbitrio limitato dall'invasività delle tecniche
moderne di "marketing culturale". La storia ci insegna che spesso le culture si sono estinte. Il fatto che noi non possiamo attingere ad esse perché disperse non ci limita nell'esercitare il nostro
libero arbitrio, ma ci limita solo nella nostra volontà di onniscienza e si sa che, per chi crede, solo Uno è onnisciente.